La convivenza delle differenze a scuola

Adottare il paradigma della neurodiversità significa comprendere che ogni bambinə ha delle caratteristiche proprie che lo rendono diversə dagli altrə e che vanno rispettate se si vogliono raggiungere obiettivi legati all’apprendimento. Immaginare che tuttə debbano seguire gli stessi step nei medesimi tempi o approcciarsi all’apprendimento con lo stesso modo di ragionare è un’aspettativa che rischia di creare frustrazione e difficoltà sia negli/nelle insegnanti che nei/nelle bambinə. Una classe divisa tra chi “riesce ad adattarsi” e chi “non ce la può fare” diventa un ambiente poco favorevole al benessere di insegnanti e studenti, spesso sostenuto dal sistema scolastico che tende a standardizzare obiettivi, metodi e tempi senza tenere conto della complessità e variabilità delle situazioni, e senza offrire agli/alle insegnanti strumenti per comprendere bisogni diversi e relazionarsi in modo efficace ad ogni individualità.
A trarre beneficio dall’idea che ci siano studenti che apprendono in modo più tipico e studenti con un pensiero divergente saranno non solo gli studenti/esse neurodivergenti ma l’intera classe, poiché ogni bambinə vedrà rispettato il proprio modo di apprendere e di stare in relazione con gli altri.
L’atteggiamento dell’insegnante è fondamentale affinché i/le bambinə imparino come convivere rispettandosi a vicenda. Fare progetti per l’inclusione una volta all’anno senza coltivare per tutti gli altri giorni relazioni rispettose è paradossale e inutile. Il modo in cui insegnanti ed educatori/educatrici si rapportano agli/alle studenti è il principale fattore in grado di promuovere una buona autostima e una serena convivenza tra bisogni diversi. Mantenere un approccio curioso, interessato e non giudicante, da un lato, e fare comprendere le implicazioni dei propri comportamenti, dall’altro, è la base di terreno fertile sulla quale coltivare relazioni in cui ciascunə possa trovare il proprio spazio e sentirsi accoltə.
E’ importante favorire un clima cooperativo e non competitivo, mandando anche con il proprio atteggiamento il messaggio che non ci sia un modo giusto e uno sbagliato di essere e di pensare ma che ogni pensiero è frutto di un particolare punto di vista e può essere valutato assieme nelle sue implicazioni.
Alcune modalità di lavoro in classe favoriscono più di altre la convivenza di modi diversi di pensare e interagire, e aiutano a mettersi nei panni degli altri.
Il Role Playing è una strategia che permette di simulare situazioni realistiche interpretando dei ruoli, permettendo di sperimentare direttamente gli apprendimenti e trovare soluzioni personali ai problemi. Questa modalità offre la possibilità di far partecipare l’intera classe alla lezione, poiché è possibile assegnare o far scegliere ruoli diversi in base alle differenti caratteristiche e possibilità degli/delle studenti/studentesse. L’apprendimento “calato in situazione” ha il vantaggio di essere pratico, interattivo e adatto a superare barriere di lettura, comprensione del testo, attenzione prolungata alle spiegazioni, offrendo a tuttə la possibilità di agire e scoprire le implicazioni delle proprie scelte.
Il Cooperative Learning, invece, aiuta la socializzazione e agevola chi ha bisogno di gruppi più ristretti per sentirsi a proprio agio. Tale modalità dà modo a tuttə di dare il proprio contributo alla buona riuscita del lavoro di gruppo, in base alle proprie peculiari risorse e punti di forza, e aiuta a comprendere le reciproche differenze e difficoltà, favorendo la cooperazione.
Un aspetto importante da non trascurare è quello della validazione: è importante comprendere cosa fa sentire ogni bambinə sicurə di sè, mostrare interesse per gli argomenti o i temi a cui ha scelto di dedicarsi e che persegue con passione in autonomia. E’ altresì fondamentale non strumentalizzare o manipolare tali aree d’interesse allo scopo di ottenere obbedienza, nonostante a volte ciò sia proposto anche da alcuni approcci educativi: le aree d’interesse sono fondamentali per l’autoregolazione e lo sviluppo della personalità, utilizzarle come strumento di “ricatto” potrebbe portare alla perdita del piacere che il/la bambinə sperimenta quando vi si intrattiene spontaneamente e all’abbandono dell’attività stessa.
Gli interessi spontanei permettono inoltre a moltə bambinə di trovare un terreno comune con i pari, veicolando la loro socializzazione. Strumentalizzarli e forzare la socializzazione verso modalità tipiche inibisce l’espressione di sé dei/delle bambinə neurodivergenti, che vanno invece sostenutə nei loro tentativi spontanei di condividerlə con gli altri, supportando al tempo stesso i/le bambinə neurotipici a comprenderli, in modo che essə possano sentirsi riconosciutə negli aspetti di sè che amano.
Dott.ssa Roberta Iuliano

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto