Qualche mese fa ho tenuto un laboratorio di scrittura creativa per educatori, educatrici e insegnanti con l’obiettivo di realizzare dei racconti che si basassero su aspetti rilevanti per i/le bambinə. Una parte importante del laboratorio consisteva nel riflettere insieme sulla comprensione che si aveva del/la destinatario del racconto e sul nostro rapporto con lui/lei. Ho trovato davvero sorprendenti i feedback che ho ricevuto al termine del laboratorio, che mi rimandavano come, nonostante i tanti anni di esperienza professionale, fosse la prima volta che ragionavano sui bambinə in termini di comprensione del loro punto di vista.
Trovo davvero problematico che tutto ciò che viene fatto per i bambinə in termini di formazione alla scuola e alle famiglie e di interventi educativi, sia così spesso fatto in realtà sui bambinə. Quasi mai l’offerta per le scuole e le famiglie propone che l’adulto si interroghi su cosa ha compreso del/la bambinə, di se stessə e della loro relazione. Eppure, senza relazione non c’è apprendimento e una relazione che si configuri come ripetutamente invalidante e volta a correggere il comportamento del/la bambinə rischia di favorire in essə sentimenti di colpa e inadeguatezza, sui quali molto poco mi sembra ci si soffermi, quasi come fosse un passaggio doloroso ma necessario della crescita.
Tanta importanza viene data al miglioramento delle competenze del/la bambinə e così poca alla comprensione del suo peculiare modo di muoversi nel mondo o del nostro modo di stare insieme a lui/lei. Eppure, tanta fatica nelle relazioni viene proprio da questo tentativo di tirare la fune da una parte o dall’altra, e tanto potrebbe al contrario nascere spontaneamente in un contesto validante.
Spesso le relazioni sembrano oscillare tra il cercare di cambiare il/la bambinə e la necessità di trovare sollievo o farsi obbedire. Può innescarsi così una lotta tra i bisogni dell’adulto e il tentativo di autodeterminazione del/la bambinə, che nel tempo può arrivare a costruire come sbagliati tutti quegli aspetti di sé che non incontrano le aspettative dell’adulto. E’ fondamentale quindi scegliere interventi che aiutino gli adulti a comprendere come instaurare relazioni non invalidanti e non solo interventi correttivi del comportamento.
E’ importante dedicare tempo e impegno ad interrogarsi e cercare di comprendere quali aspetti di sé entrano in gioco nella relazione e quali strategie o interessi il/la bambinə stia trovando sensati per sé.
Un pensiero divergente è un pensiero che utilizza modalità differenti da quelle tipiche per dare senso alla propria esperienza: ogni relazione educativa dovrebbe fondarsi non sulla correzione ma sulla comprensione e validazione di tali modalità e della loro utilità per il/la bambinə.
Trovo dunque che ci sia un grande bisogno di educare gli adulti non tanto ad avere risposte dagli esperti, risposte che potrebbero far sentire inadeguati loro e i/le bambinə, quanto al porsi domande. Insegnare loro come costruire uno sguardo credulo, curioso e interessato, privo di giudizi e orientato alla scoperta reciproca.
Modi diversi di muoversi nel mondo e di imparare
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