Penso che niente possa riassumere il senso del viaggio come le orme. Le orme s’imprimono con costanza e precisione sul terreno, testimoniando senza possibilità di dubbio il nostro percorso, ricordandoci da dove proveniamo, quanta strada abbiamo fatto e verso quale direzione siamo direttə. Ci ricordano che siamo sempre in movimento, persino nei momenti in cui ci sentiamo più impantanati. Stiamo sempre lasciando inevitabilmente un segno che parla di noi: del carico che portiamo, della lunghezza dei nostri passi, del tempo che abbiamo trascorso ad aspettare, magari spostando il peso da un piede all’altro e, a volte, della nostra solitudine.
Ci ricordano che un passaggio c’è stato, che il nostro viaggio ci conduce passo dopo passo sempre verso qualcos’altro ma sempre provenendo da un qualche luogo, che in qualche modo ci resta attaccato addosso, come la sabbia sotto la pianta dei piedi.
A volte capita che mentre attraversiamo queste distanze, incontriamo qualcuno, ed è allora che tutto può prendere una piega diversa. Le orme si mescolano, si moltiplicano, si affiancano, e si cammina insieme per un po’, condividendo emozioni e impressioni di viaggio. Vista assieme a qualcuno, la strada già fatta sembra diversa e davanti a noi si aprono percorsi finora insospettabili. Il nostro passo acquista una leggerezza nuova e le nostre orme ci raccontano che il nostro movimento è cambiato.
E quando arriva il momento di separarsi, di quel pezzo di strada fatto assieme resta un segno indelebile.
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